_The Cooking Arkitecture: blogDiary: 20 agosto 2006

_Gli architetti del cartone

Il riciclo dei rifiuti visto da un gruppo di studenti dell'Ateneo palermitano

Solo nel 2004, con un aumento del 20 per cento sull'anno precedente, la quota di carta e cartone riciclati hanno raggiunto il «record» di appena 68 mila tonnellate (in Italia sono oltre 2 milioni). Questi dati, elaborati dal Consorzio che ricicla carta e cartone - il Comieco - indicano che Palermo è nell'isola la città in cui si ricicla di più.
Ma mentre «riciclo» per il governo siciliano è una voce di spesa, per alcuni giovani siciliani vuol dire risorsa. Alcuni studenti dei corsi di designer della facoltà di Architettura di Palermo, a esempio, progettano già facendo uso di cartone riciclato. Un materiale dalle innumerevoli vite che dopo essere risagomato o ritrasformato in cellulosa rinasce come mobile lampada tavolo sedia scrivania e tante altre cose. Idee e progetti ancora dal sapore didattico, tentativi sperimentali plasmati con colla e forbici in una Sicilia che non ha ancora industrie in questo settore. Studenti spesso animati dalla sola passione, senza l'ombra di un finanziamento o che la sera non disdegnano di rovistare dietro qualche supermercato alla ricerca di un buon pezzo di cartone «immacolato» che possa diventare altro.
Nasce così 'Caramella', la libreria in cartone riciclato ideata dagli studenti Marco Cannizzaro e Rosario Canzoneri che quando non serve più si smonta e si trasporta altrove all'interno della sua scatola anch'essa in cartone riciclato. O come 'Babele', la lampada di cartone di Francesco Gioia e Zelinda Di Grigoli. «Col cartone - dice Di Grigoli - noi realizziamo solo piccoli oggetti di designer ma c'è chi col riciclato realizza cose più grandi, vere e proprie architetture, come l'architetto giapponese Shigeru Ban , che in questo campo è un vero maestro. Di cartone sono le sue case, le sue chiese, soprattutto rimane celebre per il suo padiglione dell'Expo di Osaka del 1892 che stupì tutto il mondo per il suo minimalismo».
L'ultima fatica di Shigeru è il Nomadic Museum, il museo viaggiante per l'Arte moderna di ben 4200 metri quadrati che, dopo la permanenza di tre mesi sulla West Side dell'Hudson River a Manhattan, a settembre verrà smontato e rimontato prima a Los Angeles poi a Beijing e infine a Parigi. La galleria espositiva è formata da pareti ricavate dai 148 container d'acciaio usati per il trasporto sui cargo attraverso l'Oceano. Le colonne e le capriate che scandiscono gli spazi interni del museo sono cilindri di cartone del diametro di 30 e 80 centimetri. Nella suggestiva navata 200 gigantografie di Gregory Colbert. I seguaci di Shigeru Ban tra i giovani studenti palermitani sono numerosi. La loro ultima tendenza si chiama «architettura nomade». Una linea di mobili e suppellettili componibili, leggeri, ecologici, montati a incastro, facilmente trasportabili come quelli dei carovanieri che si spostano nel deserto sui cammelli. «Bisogna creare oggetti - dicono Gioia e Di Grigoli - fatti non solo per chi abita stabilmente un appartamento di città ma anche per chi lavorando cambia spesso luogo, come gli artisti in tour, i big e i leader durante i meeting laici o religiosi, e per quanti da 'nomade' non sanno rinunciare a qualche minima comodità».
Chissà a questo punto che a settembre, alla riapertura dei lavori all'Ars, tra i tanti incarichi di governo non ce ne sia uno anche per l'architetto Shigeru Ban, simile a quello che ricevette dal suo paese per progettare e costruire su larga scala abitazioni economiche e di rapido montaggio da destinare ai terremotati di Kobe. Tra le altre cose, come Medici senza frontiere, Shigeru Ban è animatore del Voluntary architect's network, una organizzazione che promuove ricerche per risolvere i problemi abitativi delle popolazioni dei paesi del Terzo Mondo, capace di allestire anche «grandi eventi» come il Nomad Museum di Manhattan.

giovedì, agosto 24, 2006